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La violenza nasce da valori spenti PDF Stampa E-mail

Monfalcone. Se valore è termine derivato dal “sancrito vala” e significa forza, potenza, l’origine del valore è nell’essere umano, quale soggetto attivo e creativo e nella Natura anch’essa creatrice.
Il soggetto umano e la Natura sono valori in sé e fonti di valori, l’uno è cosciente, l’altra non lo è, ma Cézanne scriveva: “la natura si pensa in me e io sono la sua coscienza”; e Kant  ne affermava il valore morale, perché anch’essa ha le sue leggi,  come l’uomo ha la legge morale.
Ma noi che cosa abbiamo fatto della natura e di noi stessi?

La dominanza dell’utile e la volontà di potenza hanno sopraffatto e calpestato i valori morali e le stesse leggi della natura.
Cosi l’essere umano si è fatto schiavo di ciò che ha prodotto: un progresso senz’anima .
In una società come la nostra, quando si parla di valore vengono in mente valori tutti economici, perché tutto ciò che circola nel mondo sembra abbia assunto un prezzo di mercato.
Ora se l’utile è finalizzato a soddisfare valori vitali come quello della sopravvivenza o dell’autocoscienza esso è un valore strumentale positivo, invece l’utile è diventato un fine.
Utili incalcolabili derivano dai mercati dell’orrore: quello degli schiavi del lavoro, quello del sesso, quello degli organi o quello dei bambini destinati ai pedofili! Tutto ciò è frutto di una società imbarbarita, tutto questo è frutto di violenza.
Se Diogene cercava l’uomo e Socrate ne evocava la coscienza, oggi cerchiamo disperatamente di evocare la nostra umanità con i suoi valori, da quelli più semplici, con l’amore materno a quelli più complessi come la responsabilità, che lega ciascuno di noi al ruolo che svolge nel contesto sociale.
Riappropriarsi della propria umanità questo deve essere  l’obiettivo del terzo millennio.
Maria Adelaide Briguccia, docente di filosofia
Ultimo aggiornamento ( venerdì 23 novembre 2007 )
 
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