Flessibili come un giunco, ferrei come una sbarra. Il Presidente Illy, così leggo dai giornali, sarebbe pronto al ritiro delle deleghe se l’assessore Moretton assumesse anche la carica di segretario della Margherita perchè non è corretto modificare i patti stabiliti prima delle elezioni. Penso che dimostri un’ammirevole fermezza nei confronti dei suoi alleati della coalizione di Intesa Democratica. Ma é davvero così? Leggo un’altra notizia. Secondo Illy il sindaco di Gorizia non è affidabile perché sorpreso a sostenere l’elezione del presidente dell’aeroporto friulano. Ha in seguito ventilato l’ipotesi che la Regione potesse vendere le quote di proprietà dell'aeroporto. Da neofita della politica e, quindi, non comprendendo quali interessi concreti potesse avere la Regione nel vendere le proprie azioni, ho interpellato il Presidente della Regione per conoscere le motivazioni di una possibile vendita. In sua vece mi ha risposto Ludovico Sonego, senza toccare la querelle tra Illy e Brandolin, spiegandomi che l’ipotesi sarebbe possibile se si formasse un nuovo soggetto finalizzato a rilanciare a livello euroregionale l’aeroporto. Nulla quindi che avesse una qualche attinenza con comportamenti di Giorgio Brandolin, e l’irritazione del Presidente della Regione, che non può essere sottovalutata proprio per l’importanza della sua figura istituzionale, non trova qui una spiegazione. Come consigliera appartenente a Intesa Democratica – ad oggi lo sono ancora – da un po’ di tempo osservo che il Presidente tende a porre chiusure nei confronti di uomini considerati “forti” per il livello di consenso che hanno sul territorio. Penso alle tensioni mai chiarite del tutto e non ancora superate tra Illy e il Sindaco di Udine, ingiustamente messo alla berlina dopo l’esito elettorale ottenuto alle ultime provinciali. Il Presidente ha anche sottolineato che non meglio identificati “politici friulani” sarebbero incapaci – così dice lui! – di rappresentare il proprio territorio delegittimando così, in un colpo, non solo il Sindaco ma tutti gli eletti della provincia di Udine, come pure di quella di Pordenone e di Gorizia che del Friuli sono parte. E la provincia di Trieste? Evidentemente, per Illy, solo Trieste sarebbe degnamente rappresentata. In merito allo Statuto ricordo che ventilò le proprie dimissioni costringendo l’assemblea regionale a capitolare ritirando un emendamento che osava rimandare alla legge elettorale di definire l’elezione diretta del Presidente della Regione. Il Consiglio era consapevole che la cosa non toccava minimamente gli interessi della Regione né precludeva l’elezione diretta del Presidente. Oggi i consiglieri si trovano ad esaminare una legge elettorale che fissa una soglia di sbarramento capace di escludere dall’elezione ogni forza minore. Chi ci guadagna? a rimanere fuori sarebbero tutte le forze che non stanno nella Casa delle Libertà . Proprio quelle che hanno portato ad Illy un valore aggiunto e sono state, allora nessuno ne dubitava, indispensabili alla vittoria. Forse oggi le cose sono cambiate ma a quel tempo, in tutti i tavoli politici dove venivano scritti quei patti pre-elettorali , intoccabili per Illy, mai si parlò di sbarramenti. Di certo c’era l’impegno che si dovesse “favorire concretamente una presenza paritaria dei sessi ”: questo fu scritto nel programma. Le donne sono il 52% della popolazione e che debbano essere rappresentate anche come genere è una questione ormai condivisa a livello europeo. Si tratta di una questione di civiltà: l’Europa invita gli Stati membri a legiferare con l’obiettivo di portare la presenza femminile nelle istituzioni al 30 per cento. Credo che la nuova legge elettorale del Friuli Venezia Giulia dovrebbe far propri gli obiettivi europei. Ma sulla questione femminile il Presidente Illy non è in linea con l’Europa, ed è distante anni luce da persone come Veltroni e Soru che hanno nominato giunte al 50 per cento di donne. La sua fu tutta maschile! Concludo senza alcuna presunzione che la mia sia un’analisi politica seria. Quando guardo l’insieme delle dichiarazioni del Presidente e vedo che non hanno nulla a che fare con gli accordi pre-elettorali di Intesa Democratica, né sono utili alla buona salute della coalizione, mi paiono un modo di andare alla ricerca di un motivo valido per dare quelle dimissioni che non avrebbero ragione di esserci, ma che potrebbero essere strategicamente una carta vincente. Non per imporre alla propria coalizione l’illypensiero, quanto piuttosto per trovare un pretesto che, giustificando uno scontro, rafforzi l’immagine del Presidente di fronte all’elettore al momento opportuno. Un’occhiatina ogni giorno ai sondaggi e, appena il suo gradimento tra l’elettorato è in salita, via subito ad elezioni, bruciando sul tempo questo centro destra che al momento non pare abbia ancora lo sfidante pronto. Presi tutti in contropiede la conferma potrebbe farsi più vicina, magari facendo piazza pulita di donne e di ingombranti cespugli.
|