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“ESSERE DONNA” in Friuli Venezia Giulia |
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“ESSERE DONNA” In questa Regione 360.568 donne (pari al 51.40% di coloro che hanno votato) hanno poi constatato l’esigua presenza delle donne nel Consiglio regionale (otto donne su sessanta consiglieri) e la loro assenza nella Giunta. La nostra Regione, comunque, non costituisce un’ eccezione, ma è la regola in questo Paese, né si distinguono le regioni del nord da quelle del sud. Permane una cultura che tende quasi ad annullare i risultati che le donne hanno conseguito in questi anni, persevera una proposta politica verso un modello che le vuole non partecipi a livello istituzionale delle decisioni che le riguardano.Nessuno, ma proprio nessuno, in alcuna sede, ricorda che dei 556 Deputati della Costituente 21 erano donne, una percentuale per quei tempi (1947) significativa, forse irripetibile ai nostri giorni. Viene da domandarsi come si può parlare di democrazia partecipata, quando all’altra metà del cielo si chiede solo di votare. Mentre la donna, da sempre, ha rivestito ruoli, per cui si è fatta carico, in tutte le società e in ogni tempo, meno dei suoi problemi e molto più di quelli dell’uomo – padre, marito, figlio… - quasi mai l’uomo come tale, ha considerato obbiettivo privilegiato quello di mettersi al servizio della donna, E’ successo sempre esattamente il contrario. Istruire un fanciullo, significa formare un uomo, ma istruire una ragazza equivale educare poi una intera comunità, a partire da quella familiare, per cui la crescita di una società procede in progressione geometrica. La piena partecipazione della donna alla vita sociale, a tutti i livelli, risente di molti stereotipi e pregiudizi. Primo fra tutti quello che viene sbandierato in continuazione, per cui la donna vota altre donne solo in percentuale ridotta. C’è poi la sfiducia che la donna ha in sé stessa, perché non è chiamata a coprire compiti di alta responsabilità: di solito viene fermata davanti alla stanza dei bottoni. La valorizzazione della donna all’interno delle istituzioni è un tema dibattuto anche in sede europea ed essa è collegata alle leggi che le permettano parità di accesso alle cariche. Nel nuovo Statuto regionale chiediamo che venga inserita la possibilità di legiferare a favore di una crescita politica delle rappresentanze femminili, ai fini di una democrazia veramente partecipata: il sistema elettorale sia rispettoso di una vera rappresentanza, con attribuzioni proporzionali di incarichi. Altre regioni in Italia si stanno muovendo in questa direzione, quella di attribuire a figure femminili organismi regionali con autonomia finanziaria. Chiediamo che tutti, maggioranze ed opposizioni, si facciano carico di promuovere nuove strategie di intervento, messe all’ordine del giorno, per superare atteggiamenti frenanti e diffidenti che suscitano inquietudine. Non esistono solo il passato e il presente, esiste anche il futuro: come giustificare alle giovani di domani che per loro è stato fatto tanto poco quanto niente? Certo bisogna trovare saldature con i tempi parlamentari, che sono lunghi, ma il processo va avviato con convincimento e se non si riesce ad arrivare a leggi elettorali in tempi brevi, queste possono essere anticipate con convenzioni.Anche in questo campo bisogna coniugare il problema dell’identità con quello dei valori: identità al femminile come valore aggiunto in una cultura politica che lo vede quasi assente; valore fondante e da costruire, come segno di grande intelligenza politica. All’Europa che ci accoglie dobbiamo portare tutta la ricchezza di una cultura unitaria che non tolleri nessuna forma di discriminazione, tanto meno quella nei confronti delle donne, nei confronti delle quali bisogna predisporre politiche di preparazione in seguito alle quali il loro contributo si estrinsechi per quello che può dare e si riveli non solo importante ma indispensabile. Non si tratta di un egocentrismo di genere, quello femminile, ma di superare un persistente egocentrismo di genere, quello maschile : specialità diverse, ma complementari; da sommare, non da sottrarre. Ciò che l’uno toglie all’altra impoverisce entrambi. E’ una questione di metodo, di stile di vita di una civiltà, più che di contenuti. Il confronto metta in moto nuove capacità, prospettive nuove in un rapporto pacificato. Non comprendere appieno quale grande contributo può venire alla vita di un Paese dalle idee, dalle competenze e dal senso di responsabilità di una rappresentanza femminile è una forma di immaturità civile. E non fare niente perché le donne acquisiscano queste idee, queste competenze e queste responsabilità – come se fosse un’esclusiva maschile – non conviene all’interesse generale, quando per affrontare le grandi sfide internazionali un paese deve raccogliere tutte le sue forze migliori. Vi sono paesi emergenti, come la Cina – il che è tutto dire – che con una visione moderna e pragmatica si stanno evolvendo velocemente puntando proprio sulla donna, scavalcando in tempi brevissimi presupposti culturali che non facevano proprio prevedere questa intuizione che per loro si sta rivelando vincente. Alessandra Battellino (Consigliere regionale FVG) Claudia Lanci (Responsabile regionale)
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